Educare 2.0 Federico Badaloni

meraviglioso l’intervento di Federico Badaloni al convegno 2012 Agesci Toscana nel gruppo con tema “la sfida educativa al tempo dei social network“.
Verrebbe voglia di creare un gruppo in rete di capi che vogliono approfondire l’uso educativo del mondo digitale.

qui ci sono slides trovate in rete: slideshare.net/fedebadaloni

riportiamo un artico trovato in rete:
Fenomenologia dell’ignoranza digitale
La mancanza di cultura digitale è il vero ostacolo alla diffusione dell’architettura dell’informazione. Il paper vuole proporre una strategia comune per cercare di colmare questo gap

Noi architetti dell’informazione siamo consapevoli di quanto sia difficile far comprendere alle aziende il valore del nostro lavoro. Spesso abbiamo reagito a questa difficoltà battendo sul tasto dei vantaggi economici dell’usabilità, ma questo approccio spesso ci ha reso marginali nel dibattito sui contenuti
e sulla rete in sé. Dal punto di vista tattico, porci sostanzialmente come “usability experts” ci ha reso inoltre appetibili soltanto per una fascia limitata di mercato: quella formata da coloro che hanno compreso l’alterità dell’ecosistema digitale rispetto a quello analogico e che quindi hanno capito di avere bisogno di “specialisti”. Dopo aver adottato anche io questo approccio, nella mia esperienza professionale ho capito che per poter spiegare il mio lavoro specifico, avrei dovuto spiegare prima il digitale in sé. Quello che segue è la sintesi dei punti chiave che propongo agli stakeholders:
• Chi viene da un mondo analogico considera il web come un mezzo. Non capisce che esso è semmai una piazza
• Vuole avere il controllo, mentre il web è connaturato alla fiducia
• Tende a replicare limiti, perché è abituato a comunicare grazie ad essi e in funzione di essi, mentre invece il web è illimitato
• Vede una rete di documenti, dove c’è una rete di persone
• Ragiona in termini di caducità, mentre il web è il luogo della persistenza
• Ragiona in termini di messaggio, mentre il web è il luogo del dialogo
• Tende a vedere il web come un sistema chiuso
Da questi presupposti deriva che chi si affaccia al web debba essere disposto a
• Essere, non farci
• Vivere nella rete, non usare la rete
• Ridefinire ciò che è prossimo e chi è “il prossimo”
• Dialogare, non notificare
• Lasciarsi cambiare (che è lo specchio di un dialogo autentico)
• Avere fiducia e dare fiducia
• Considerare la rete come strumento di social design cioè come una possibilità per costruire un mondo analogico differente
• Vedere il mondo analogico come poroso e il mondo digitale come pervasivo.

Federico Badaloni

e ancora:
Educazione e social network
Pubblicato da agescicosenza1
L’abbinata educazione e social network suscita da qualche tempo molte domande. Utilizzarli? Entro dei limiti? Con quali opportunità?
Il Settore stampa si è occupato di questi temi il 5 novembre scorso, in occasione dell’incontro degli Incaricati stampa regionali e dei capiredattori della testata SCOUT.
Ha guidato la riflessione in modo sapiente e stimolante Federico Badaloni, giornalista e architetto dell’informazione, già capo scout.
Essere autentici, non avere pregiudizi, educare a scegliere, parlare con i ragazzi nella rete, sia della rete che del mondo fisico, sono solo alcune delle riflessioni emerse e delle piste di lavoro sulle quali camminare e lavorare.
Una bella ed efficace sintesi di quanto è stato proposto e discusso è disponibile sul blog di Federico Badaloni.
Lasciamoci esortare e avviamo un confronto a partire dall’esperienza delle nostre unità.
Articolo preso da www.agesci.org

questo il Blog di Federico Badaloni www.snodi.itcostruire contenuti, significati, reti

e ancora: mediciconlafrica.org : La rete: un’occasione da cogliere

e la zona Oristano:Crescere in un mondo digitale: i nuovi contesti educativi”.

Nel web 2.0 al primo posto non c’è più la pubblicazione di «pagine», ma la partecipazione dei contenuti tra persone. Pubblicare significa partecipare, cioè condividere. Il centro di questa rete sono i contenuti che vengono scambiati all’interno di social networks. Una «rete sociale» è costituita da un gruppo di persone legate, in genere, da interessi comuni, aperte a condividere pensieri, conoscenze, ma anche pezzi della loro vita. (www.antoniospadaro.net)

qui il blog di Antonio Spadaro sj cyberteologia.it
PRIMO COMMENTO al Messaggio del Papa per la 47a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (2013): “Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione”. Posted on 29 settembre 2012

Nel contesto dell’Anno della Fede, Benedetto XVI quest’anno, formulando il tema della 47.a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali invita a riflettere sui networks sociali, usando le splendide metafore della “porta” e dello “spazio” e collegando ad esse la verità, la fede e l’evangelizzazione. Il gesto è sorprendente. Il tema infatti è: ”Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione”.

Perché? Qual è il significato profondo di questo messaggio?

La domanda ha accompagnato questi ultimi anni sembra essere la seguente: le “reti sociali” su Internet sono forme di comunicazione e condivisione che contribuiscono alla crescita umana degli individui, o piuttosto un insidioso pericolo che può far aumentare il loro senso di solitudine e di spaesamento?

Ecco il punto: scegliendo il tema della 47.a Giornata delle Comunicazioni Benedetto XVI ha saltato a piè pari l’approccio di tipo moralistico andando al “sodo”, al significato profondo delle reti sociali. E’ come se dicesse: la prima cosa da fare sia capire cosa succede, di cosa stiamo parlando. Il social network è un ambiente di relazione, di conoscenza e l’ambiente in quanto tale fornisce delle grandi opportunità: è porta, è spazio.

Aggiungo io: il criterio di “bontà” è sostanzialmente esterno al social network perché è l’etica della persona, la sua capacità di integrare la presenza in quest’ambiente virtuale con la propria vita di relazione. Chi nella vita reale tende a isolarsi e a preferire relazioni poco coinvolgenti e significative, in cui ci si compromette poco, può trovare nei social network un luogo ideale di espressione, anche del proprio narcisismo. Una persona che vive invece delle relazioni sostanzialmente sane, può trovare in essi una grande opportunità per dare continuità a rapporti che altrimenti sarebbero eccessivamente frammentati.

Dunque il Papa è interessato al fatto che, in un tempo in cui la tecnologia tende a diventare il tessuto connettivo di molte esperienze umane quali le relazioni e la conoscenza, è necessario chiedersi: può essa aiutare gli uomini a incontrare Cristo nella fede? Non basta più il superficiale adeguamento di un linguaggio o di pensare la Rete come un “mezzo” di evangelizzazione. E’ invece indispensabile oggi poter presentare il Vangelo come risposta alle domande di senso e di fede, che anche dalla rete emergono e nella rete si fanno strada.

E ciò che rende peculiare i social networks è l’emergere delle relazioni e l’accentuazione di uno stile dialogico ed interattivo nella comunicazione e nella relazione. Che cosa significherà tutto ciò per l’evangelizzazione e per la tensione inesausta dell’uomo alla verità? Il testo del Messaggio, che uscirà come tradizione il 24 gennaio, ci dirà di più.

Certo è che la vita dell’uomo di oggi si esprime anche nell’ambiente digitale. Il Papa sembra far crollare le pareti del dualismo digitale. Finché si dirà che bisogna uscire dalla relazioni in Rete per vivere relazioni reali si confermerà la schizofrenia di una generazione che vive l’ambiente digitale come un ambiente puramente ludico in cui si mette in gioco un secondo sé, un’identità doppia che vive di banalità effimere, come in una bolla priva di realismo fisico, di contatto reale con il mondo e con gli altri. La sfida non è solamente etica ma anche profondamente spirituale.

Se il Pontefice indica che le reti sociali possono essere «porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione» allora una delle sfide maggiori oggi consiste nel non vedere nella Rete una realtà parallela, ma uno spazio antropologico interconnesso in radice con gli altri della nostra vita. Finché si manterrà il dualismo on/off si moltiplicheranno le alienazioni. La sfida, dunque, non deve essere quella di come usare bene la Rete, come spesso si crede, ma di come vivere bene al tempo della Rete, di come un uomo possa incontrare Cristo nella fede, vivendo la sua vita anche nel contesto delle reti sociali.

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